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Il Web Marketing Festival 2018 dagli occhi del nostro copywriter

Davide Pari
creative director / copywriter
25 Giugno 2018

Dal 21 al 23 giugno si è svolto, all’interno del Palacongressi di Rimini, il Web Marketing Festival, uno degli eventi di formazione più completi e avvincenti del nostro settore. Nell’edizione di quest’anno, che annoverava più di 400 speakers  divisi in oltre 40 sale formative, ogni ambito della comunicazione digitale è stato trattato, con interessanti approfondimenti su argomenti di ampio interesse per il prossimo futuro come la realtà aumentata, l’intelligenza artificiale e i big data. Noi di Webit non potevamo mancare all’appuntamento, occasione unica per arricchire il nostro bagaglio di conoscenze.  

A partire da Giada, la nostra Digital Marketing Analyst, che durante la tre giorni si è spostata continuamente dalla sala “Facebook Strategy” fino a quella dedicata ai “Big Data”, mentre il nostro SEO/SEM Specialist Nicolò stazionava in sala SEO e Google AdWords. Nel frattempo il nostro Brand Manager Andrea era in cerca di nuove idee nelle sale dedicate al Content marketing e allo Storytelling, mentre il nostro CEO Roberto correva da una sala all’altra, per non perdersi tutte le novità in ogni ambito.

Così fino a Paola, la nostra Digital Account Manager sempre attiva nelle sale dedicate all’Email marketing e alla Strategia e a Davide, la new entry per quanto riguarda il copywriting nel nostro staff. Ed è proprio a lui, per l’occasione membro del social media team #wmf18, che abbiamo chiesto di sintetizzarci l’esperienza del Web Marketing Festival 2018 in 5 punti.

 

1. Ricordiamoci che il mondo è ricco di possibilità.

Tantissimi relatori hanno incentrato i loro speech su piattaforme e formati anche molto diversi tra loro. Qualcuno, come Roberto Zarriello, ci ha fatto notare che se con il nuovo algoritmo di Facebook la reach organica è scesa a circa il 2%, dall’altra parte Instagram è in forte e continua crescita. Giuliano Ambrosio invece ci ha mostrato come sia importante fare molta attenzione prima di dare per morta una piattaforma perché spesso le cose cambiano con il tempo e da paese a paese (e i dati sull’utilizzo di Snapchat negli USA gli danno ragione). Altri ancora ci hanno mostrato le potenzialità dei podcast e di tante altre tipologie di contenuti spesso poco considerate, ma che a volte possono essere la giusta soluzione.

L’importante è non pensare che esista una sola piattaforma e un’unica soluzione.

 

2. Testare, testare, analizzare e ancora testare.

Durante i tre giorni, nelle oltre 40 sale sono stati affrontati temi e ambiti di ogni tipo, anche molto differenti tra loro, ma un consiglio è emerso puntualmente in ogni speech: testare, sempre. Come già detto, spesso non esiste una singola soluzione e soprattutto, non è detto che la migliore soluzione sia la prima che ci è venuta in mente.  Che si tratti di una campagna Facebook, di un singolo contenuto, di un’immagine o altro, è sempre fondamentale testare più alternative, monitorare i risultati e quindi ascoltare il nostro pubblico in modo da poter migliorare sempre di più.

 

3. Curare i contenuti, sempre.

Nonostante algoritmi che cambiano e piattaforme che evolvono e si trasformano, molti relatori ci hanno assicurato che “il contenuto è ancora il Re”. Ecco perché è fondamentale curare sempre i contenuti, studiare e mantenere un TOV che sia coerente, riconoscibile, adeguato a ciò che si comunica e che permetta di far riconoscere il brand anche senza mostrare il logo. Per riassumere tutto ciò, abbiamo fatto tesoro di una domanda da porci ogni volta che scriviamo un contenuto: “Se io fossi l’utente, vorrei leggere questo contenuto?”.

 

4. Raccontare anziché raccontarsi.

L’esperto di Brand journalism Daniele Chieffi ci ha ricordato che “fare storytelling” non significa raccontarsi, ma raccontare. Non significa raccontare (e raccontarci) quanto è bello e perfetto il nostro brand, che risulta noioso e poco utile, ma significa invece raccontare, ovvero offrire qualcosa che sia effettivamente di valore per l’utente e che permetta di creare un legame tra quest’ultimo e il brand.

 

5. Il futuro dipende da noi (anche se nel nostro piccolo).

Durante il festival abbiamo approfondito le tendenze del periodo, abbiamo scoperto nuovi strumenti e studiato strategie di successo, ma Paolo Iabichino ci ha anche ricordato che il futuro ha bisogno di un certo tipo di pubblicità, una pubblicità responsabile e che risulti utile per tutti. Torniamo da questo Web Marketing Festival ricordandoci che chiunque comunichi ha una responsabilità e che ognuno nel suo piccolo, in ambito marketing e non, può fare qualcosa per migliorare il futuro.

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